I mass-media funzionano come degli amplificatori: se racconti solo gli aspetti negativi di un fatto, seppur grave, non farai che spargere negatività, frustrazione, senso di ingiustizia e di impotenza, a proposito di problemi che magari sono limitati a pochi casi
Le recenti dichiarazioni di Papa Francesco, che ha condannato fermamente alcuni casi di pedofilia nella Chiesa, hanno sollevato (di nuovo) un’ondata mediatica che rischia di influenzare molto negativamente l’opinione pubblica sul ruolo dei sacerdoti e l’immagine della Chiesa cattolica. In questi giorni ha ripreso a circolare una lettera scritta nel 2010 da padre Martín Lasarte, un missionario salesiano uruguayano all’epoca in missione in Angola, e indirizzata al New York Times.
“Vedo in molti mezzi di informazione, soprattutto nel vostro giornale, l’ampliamento del tema dei sacerdoti pedofili, con indagini condotte in modo morboso sulla vita di alcuni sacerdoti. Così si parla di un caso in una città negli Stati Uniti negli anni ‘70, di un altro nell’Australia degli anni ‘80, e così a seguire di altri casi più recenti… Certamente tutti questi casi sono da condannare! Si vedono alcuni articoli giornalistici misurati ed equilibrati, ma anche altri pieni di preconcetti e persino di odio. Il fatto che persone, che dovrebbero essere manifestazioni dell’amore di Dio, siano come un pugnale nella vita di innocenti, mi provoca un immenso dolore. Non esistono parole che possano giustificare tali azioni. E non c’è dubbio che la Chiesa non può che schierarsi a fianco dei più deboli e dei più indifesi. Pertanto ogni misura che venga presa per la protezione e la prevenzione della dignità dei bambini sarà sempre una priorità assoluta. Tuttavia, incuriosisce la disinformazione e il disinteresse per migliaia e migliaia di sacerdoti che si spendono per milioni di bambini, per tantissimi adolescenti e per i più svantaggiati in ogni parte del mondo!”
Nella lettera padre Lasarte esprime tutto il suo disappunto di fronte all’ondata mediatica sollevata dagli abusi di pochi sacerdoti, ed esprime sorpresa per lo scarsissimo interesse che suscita nei media il lavoro quotidiano di migliaia e migliaia di altri presbiteri.
Il testo prosegue raccontando l’opera silenziosa a favore dei più sfortunati svolta dalla maggioranza dei sacerdoti, che però “non fa notizia”.
“Insistere in modo ossessivo e persecutorio su un tema, perdendo la visione di insieme, crea realmente caricature offensive del sacerdozio cattolico e di questo mi sento offeso. – conclude il missionario – Giornalista: cerca la Verità, il Bene e la Bellezza. Tutto ciò la renderà nobile nella sua professione. Chiedo solo questo…”.
Pare che la lettera, recentemente citata anche dal quotidiano Avvenire, non abbia mai ricevuto risposta.
I mass-media funzionano come degli amplificatori: se racconti solo gli aspetti negativi di un fatto, seppur grave, non farai che spargere negatività, frustrazione, senso di ingiustizia e di impotenza, a proposito di problemi che magari sono limitati a pochi casi. Non sto dicendo che non vadano raccontati, ma saper fornire al lettore il quadro completo dell’informazione e inserire nel giusto contesto i fatti descritti è il lavoro di ogni buon giornalista.
Questo articolo è stato pubblicato anche su AGI.it
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