Il giornalismo costruttivo sta arrivando praticamente ovunque nel mondo. Segno dei tempi, e che evidentemente qualcosa sta cambiando.
Coniato in Danimarca, dove questo nuovo approccio è stato definito e schematizzato per la prima volta da due ricercatrici, la danese Cathrine Gyldensted e la canadese Karen McIntyre, il giornalismo costruttivo è approdato successivamente negli Stati Uniti, dove tre giornalisti del New York Times hanno dato vita al Solutions Journalism Network, tornando di nuovo in Danimarca grazie alla nascita del Constructive Institute.
E’ principalmente grazie a questi due istituti, che grazie al sostegno di fondazioni filantropiche si occupano di divulgare e insegnare ai giornalisti il giornalismo costruttivo, che si è avuta una contaminazione che ha toccato ormai tutti i continenti.
Tra questi Paesi, anche la Cina si è dimostrata all’avanguardia, organizzando per la prima volta un forum internazionale dedicato al giornalismo costruttivo che si terrà a Pechino nel mese di novembre.
La mappa indica i Paesi in cui sono nate iniziative, progetti o programmi formativi relativi al giornalismo costruttivo. Clicca per visualizzare la mappa interattiva (Fonte: http://constructivejournalism.network)
Oltre a questo, la Cina stessa ha esteso il suo campo d’azione anche in altri continenti, come l’Africa: secondo l’African Journalim Studies il China Daily, il quotidiano più diffuso in Cina di lingua inglese, ha scelto di utilizzare un approccio costruttivo verso alcune tematiche e con una maggiore copertura rispetto addirittura a quella della BBC. E’ accaduto nel 2014 con la narrazione dell’epidemia dell’ebola in Africa, dove il giornale cinese ha raccontato un numero di storie maggiore rispetto all’emittente britannica, con una prospettiva orientata più verso la soluzione che verso il problema. Il ricorso al giornalismo costruttivo ha permesso di comunicare in maniera efficace le vere condizioni di salute in cui riversavano le popolazioni africane in quell’anno.
In particolare, dal dicembre 2012 il China Daily ha iniziato a pubblicare in Africa una sua edizione settimanale. Non solo. A partire dall’inizio di quello stesso anno, anche l’emittente televisiva cinese CCTV ha realizzato numerosi servizi sull’Africa. Questo ha contribuito a modificare l’immagine drammatica che i principali media occidentali hanno dato – e continuano a dare – di questo Continente, con una più positiva, anche per competere con altri giornali come la CNN.
Sarà interessante seguire nel tempo l’evoluzione di questo tipo di giornalismo – costruttivo – anche nei Paesi asiatici.
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