Abracadabra! “Creo quel che dico”.
È proprio questo il significato di “abracadabra”. Ma nessuno lo sa. Nemmeno i miei colleghi giornalisti che ogni giorno parlano al nostro conscio e, senza rendersene conto, anche al nostro inconscio tramite i loro megafoni a forma di tv, radio, giornali, schermi di pc e cellulari. Tengono il megafono in una mano e una bacchetta magica nell’altra. Sì, perché mentre danno le notizie con toni perlopiù catastrofici, drammatici, sensazionalisti, creano la realtà o la percezione di essa senza rendersene conto.
È la stessa identica cosa che fanno i politici, le banche centrali, gli influencer, i venditori… e tutti coloro che hanno la possibilità di comunicare a grandi masse di persone. Solo che questi lo fanno consapevolmente per influenzare il voto, le tue scelte, le tue abitudini, o i tuoi acquisti…
Abracadabra! “Quel che dico accade”
Se viene detto o scritto che siamo alla soglia della Terza Guerra Mondiale, o che stiamo vivendo la crisi economica peggiore degli ultimi trent’anni, o la crisi climatica peggiore di sempre, le persone che ascoltano o leggono, volenti o nolenti, ci credono e quella diventa la loro realtà.
Le notizie diventano la nostra realtà. E se le ascoltiamo o leggiamo per cinque volte al giorno, e per sei mesi di fila, i nostri comportamenti saranno condizionati di conseguenza, chiudendoci in casa per paura, dietro le nostre spesse porte blindate, ma con un bel televisore nuovo da 50 pollici acceso.
“Abracadabra” proviene dall’aramaico antico “avrah ka dabra”, ovvero “io creo mentre parlo”, “quel che dico accade”…è la frase magica che pronuncia l’illusionista mentre avvicina le sue mani sul paziente e “crea quel che dice”, crea ciò che vedi, o che t’illudi di vedere, ovvero crea la tua realtà.
Se lavori con l’informazione, hai un’enorme responsabilità
“Abracadabra” non vuol dire che siamo vittime di un complotto, ma per dire che giornalisti ed editori hanno un’enorme responsabilità. Non per nulla i mass-media vengono definiti anche “quarto potere”. Ciò che comunichiamo tramite i nostri megafoni, grandi o piccoli, viene amplificato e captato da migliaia o addirittura milioni di persone. Ogni singola parola ha un peso e un effetto che può essere devastante, distruttivo, fuorviante, oppure neutrale, ponderato, costruttivo, che si deposita nel nostro conscio e nel nostro inconscio dando la percezione della realtà che ci circonda.
Le parole possono essere usate per alimentare odio, paura, allarmismo, incertezza, oppure per costruire fiducia, speranza, visione di un futuro e un mondo migliori, nonostante la pandemia, la guerra, la crisi e i cambiamenti climatici. C’è un intero esercito di persone là fuori che sta lavorando per cercare soluzioni e risolvere tutti quei problemi che ogni giorno vengono strillati sulle prime pagine o nei titoli dei telegiornali, ma quasi nessuno ci racconta il lavoro incessante di ricercatori, diplomatici, scienziati, volontari, che stanno cambiando il mondo in meglio.
Quindi, se ancora non sei tra coloro che hanno rinunciato a mantenersi informati su ciò che accade nel mondo, quando leggi o ascolti una notizia, ricordati del potere che le parole hanno su di te e… “abracadabra”: crea la tua realtà scegliendo con quali notizie nutrire ogni giorno la tua mente.
Invece, se sei un giornalista, o aspiri a diventarlo, quando scegli le parole da usare in un titolo, in un articolo, in un servizio, ricordati del potere che hanno le tue parole sugli altri e… “abracadabra”: scegli un approccio costruttivo, non limitarti a raccontare il problema lasciandovi appeso il lettore, ma raccontagli anche della soluzione o di chi la sta cercando, scoprendo forse che l’abbiamo già trovata!
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