Lo scorso marzo ho organizzato due piccoli eventi a Milano e Roma intitolati “Dalle buone notizie al giornalismo costruttivo”, dove ho invitato un ristretto gruppo di amici, colleghi e conoscenti: persone che mi conoscono da molto tempo e che hanno visto con quanta caparbietà e tenacia (io la chiamo testardaggine) ho continuato a perseguire il mio obiettivo nonostante i numerosi alti e bassi.
Oggi siamo qui: con la nostra Associazione, insieme ad un nuovo team di persone, stiamo cercando (ancora una volta) di portare un cambiamento nel mondo (quello delle notizie), che per quanto utopistico possa apparire, qualche effetto positivo lo stortirà comunque. Anzi, lo ha già sortito. Vi spiego perchè.
Lavoro con passione dal 2001 sull’impatto che le notizie hanno sul nostro umore, sulle persone e sulla società intera. Ma all’epoca, l’esigenza che sentivo emergere con forza non era ancora stata elaborata. Era molto più elementare e racchiudeva in due sole parole, dal grande potenziale, una possibile soluzione: buone notizie!
Era ciò di cui sia io sia le persone con cui mi confrontavo ogni giorno sentivamo maggiore bisogno: in quel particolare momento (le Torri Gemelle erano appena state abbattute) non si parlava di altro che di terrorismo. E così è partito tutto: da un bisogno fortemente sentito è nata un’idea semplice, forse ingenua o addirittura banale, che si è sviluppata in un percorso che ci ha portato negli anni fino a dove siamo oggi.
Ma ciò su cui ora voglio attirare la tua attenzione non è tanto la mia storia personale (quella te la racconterò un’altra volta), ma sull’evoluzione dalle “buone notizie” al “giornalismo costruttivo”, e su quali siano gli effetti positivi che ne sono sortiti a cui accennavo prima.
L’idea iniziale era risolvere un problema apparentemente semplice: raccontare ciò che non veniva raccontato dai mass media, o di raccontarlo in maniera diversa. Non avevamo un team di giornalisti. Eravamo semplicemente dei lettori che volevano vedere soddisfatto il loro bisogno creando qualcosa che non c’era: un giornale di buone notizie. Non abbiamo mai voluto dare spazio a “gattini salvati dai pompieri” o a notizie di poco spessore, ma desideravamo far vedere che informare in modo più costruttivo era possibile.
Fu così che dopo la nascita di BuoneNotizie.net (era il 2001), insieme ad un gruppo di amici abbiamo dato vita tre anni dopo all’Associazione Buone Notizie, che tra gli scopi definiti nell’articolo 2 dello suo statuto dichiarava di voler…
…offrire un’informazione libera da allarmismi falsi, inutili e dannosi per l’opinione pubblica, raccontando gli eventi da un punto di vista diverso;
offrire spunti di riflessione e di discussione in modo propositivo e costruttivo sugli eventi che accadono in Italia e nel mondo…
E di spunti di riflessione ne abbiamo dati, eccome: il progetto originario è stato imitato da RAI3 (con le “Good News” di Report), da Radio24 (con il format “Si Può Fare”) e dal Corriere della Sera (con l’inserto “Buone Notizie”). Nel frattempo noi siamo andati avanti: non ci siamo fermati a raccontare storie di eroi quotidiani che compiono azioni di coraggio o solidarietà, o semplicemente il lato positivo di una storia. Abbiamo fatto un passo in più.
Nel 2018 l’Associazione Buone Notizie è stata ridenominata Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, perché è con lo stesso spirito, seppur rinnovato nella squadra, che intendiamo perseguire il nostro obiettivo: restituire all’informazione il suo ruolo più autentico e più utile ai cittadini e alla democrazia, senza i titoli strillati e falsi allarmismi, utili solo a vendere più copie o fare più ascolti.
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