Questa settimana, l’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo ha presentato domanda di accreditamento al Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti come ente formatore terzo, anticipando la riforma della professione presentata nei mesi scorsi al Parlamento e che, tra le altre cose, prevede la formazione obbligatoria anche per i giornalisti pubblicisti.
Dopo oltre 5 anni dal primo corso di giornalismo costruttivo erogato ai giornalisti iscritti all’albo e 3 anni e mezzo dal lancio del primo percorso formativo per aspiranti pubblicisti, siamo molto lieti di aver compiuto questo grande passo, accogliendo una proposta di riforma doverosa e che coglie perfettamente il cambio dei tempi e la necessità di rivedere una legge (la n.69 del 1963) nata ancora quando non esisteva nemmeno la tv a colori.
Negli ultimi 60 anni, tanto è passato, sono avvenuti molti stravolgimenti, primo fra tutti la rivoluzione digitale all’inizio degli anni 2000, che ha portato con sé la nascita dei blog, la digitalizzazione delle testate e nuovi modelli di business, l’avvento dei social media e, da ultimo, quello dell’intelligenza artificiale.
Non è più possibile essere competitivi oggi senza avere competenze in tutti questi ambiti, e non solo. Solo negli ultimi 20 anni sono nate discipline indispensabili da conoscere, come la SEO, la gestione efficace dei social media, il data journalism, solo per citarne alcune, che spesso non sono neppure presenti nei programmi didattici dei master di giornalismo.
Inoltre, oggi è indispensabile conoscere come è cambiato il mercato del lavoro nel settore dei media. E’ impensabile credere ancora oggi che la sola gavetta sia sufficiente a trasformarti in un bravo giornalista (ne ho parlato qui). Se non conosci il terreno su cui ti muovi (e pensi ancora che bastino una settantina di articoli per iscriverti all’albo e trovare lavoro) rischi di finire dritto in un burrone: quello dei giornalisti disoccupati (in cui è precipitata la maggior parte della categoria, inclusi i finti freelance).
Inoltre, se non conosci le strategie per scalare il difficile percorso che ti separa dalla platea di tutti coloro che ancora credono che la formazione non serva a nulla, alla vetta delle competenze da cui puoi avvantaggiarti grazie a un punto di vista privilegiato sul mercato, allora sei destinato a fare sempre fatica restando tra i condannati nel girone di coloro che scrivono gli articoli per pochi euro (quando va bene).
Mi auguro che la riforma voluta dal presidente Carlo Bartoli e da tutto il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (votata all’unanimità e una sola astensione) possa essere presto varata e diventare così il nuovo punto di riferimento per l’intera categoria.
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