Nel gennaio 2017 il fondatore di Medium.com Ev Williams ha annunciato che la missione della testata, nonostante gli sforzi compiuti dalla sua azienda per migliorare l’industria dell’informazione, sarebbe stata rimessa a fuoco. La ragione?
Crediamo che ci siano milioni di persone che vogliono approfondire la loro comprensione del mondo e sono insoddisfatti di ciò che ricevono dalle notizie tradizionali e dai loro feed sociali. Crediamo che un sistema migliore, che sia utile alle persone, non solo sia possibile, ma sia d’obbligo.
Intendiamo spostare le nostre risorse e la nostra attenzione per definire un nuovo modello per autori e creatori da premiare in base al valore che creano per le persone. E verso la costruzione di un prodotto in continua trasformazione per le persone che ogni giorno vogliono sapere di più sul mondo che li circonda.
All’inizio, Medium pensava probabilmente a quello che fanno molte startup e siti di notizie con buone intenzioni. Si è reso conto che la fiducia nei media non è mai stata così bassa e che le fake news stanno seminando confusione rispetto i fatti reali. Nonostante ciò, il consumo di notizie online è ai massimi livelli e la generazione più giovane le preferisce decisamente a qualsiasi altro formato. Medium ha dunque provato a sfruttare questa opportunità.
Molti hanno percorso questa strada e molti hanno fallito. Alcuni pubblicamente e in modo spettacolare. La maggior parte invece diventa lentamente qualcosa di antitetico a quel “sistema migliore” che speravano di costruire, adeguandosi allo status quo. Il motivo per cui molti falliscono non è perché siano stati meno intelligenti. È perché il sistema che incentiva il modo in cui vengono costruite le notizie online è fondamentalmente rotto.
Tutte le aziende editoriali, da Medium a The Washington Post a Mashable a Buzzfeed, finiscono per imbattersi nella stessa controversa verità: i metodi usati per finanziare il giornalismo moderno minano contemporaneamente la fiducia nelle notizie.
Editori, dirigenti e autori delle notizie di oggi si trovano tutti in una situazione perdente in cui per sopravvivere sono costretti a contribuire alle stesse cause della propria estinzione. In qualsiasi altra attività, le aziende provano, alcune falliscono e un altro prende il suo posto. Questo è una selezione naturale buona e necessaria.
Ma per l’industria delle notizie, questa forma di rigenerazione sta accadendo a un ritmo lentissimo e chi opera in malafede sta approfittando di questa situazione minando l’affidabilità delle nostre notizie. Il risultato è dei peggiori che si possano desiderare ed è ora che ci rendiamo conto di cosa stia succedendo.
Il modello di business è il messaggio.
Poche industrie hanno un modello di business indiretto come quello del giornalismo. Quando una casa automobilistica produce un’auto sicura, duratura e piacevole da guidare, realizza la sua missione aziendale e viene premiata dai consumatori, guadagnando di più. Quando il magazine Mother Jones impiega 18 mesi per un’inchiesta sul sistema carcerario statunitense in grado di cambiare la politica del governo, adempie alla sua missione di informare i lettori e aprire gli occhi su un sistema che va corretto, ma il suo flusso di entrate si muove a malapena: facendo una stima conservativa, l’inchiesta sulle prigioni è costata all’incirca 350.000 dollari, mentre gli annunci pubblicitari che sono comparsi nei relativi articoli hanno portato circa 5.000 dollari.
Un esempio estremo? Sì. Ma questo divario è il motivo per cui, nonostante le buone intenzioni dei notiziari online, quasi tutti alla fine virano verso una doppia vita. Una in cui, da un lato, producono un giornalismo oggettivo che migliora la comprensione del mondo. Mentre con l’altra, sovvertono la fiducia acquisita da quel tipo di giornalismo per rinanere economicamente sostenibili.
Per semplificare all’estremo, l’attuale panorama dell’industria delle notizie online richiede il seguente ordine di operazioni:
Passaggio 1: Aumenta il tuo traffico tramite i social media (principalmente Facebook) ottimizzando la maggior parte dei contenuti da condividere più frequentemente.
Passaggio 2. Sfrutta la tua copertura e vendi spazi pubblicitari sul tuo sito web utilizzando la tecnologia pubblicitaria programmatica (o automatizzata).
Passaggio 3. Monetizza la tua copertura vendendo “pubblicità nativa” o “contenuti sponsorizzati” di aziende selezionate da agenzie terze.
Passaggio 4. Ricomincia dal passaggio 1.
Questi incentivi si allineano bene alla maggior parte dei siti web editoriali. Ma se applicato a fatti di attualità e alla copertura di notizie reali, nessuno dei metodi per aumentare le entrate riesce a sradicare questa sorta di “corruzione” pubblicitaria o a migliorare la comprensione dei fatti narrati. I passaggi precedenti possono essere redditizi senza però essere mai davvero “corretti” o “virtuosi”. Quello che accade è piuttosto, è la generazione di una pressione senza fine per la scalabilità e la ricerca di traffico per il profitto a tutti i costi.
Estratto dall’articolo di Sean Blanda, tradotto ed estratto da Medium.com
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