Non parla mai di giornalismo costruttivo Ev Williams, fondatore e CEO di Medium.com (e co-fondatore di Twitter), nel suo lungo post scritto nel gennaio 2017, quando comunica ai suoi lettori un importante e difficile cambiamento di rotta per la sua testata. Ma, di fatto, la sua scelta è di riportare Medium.com verso la sua missione originaria, ovvero la ricerca di nuovi modelli di business per l’editoria attraverso un giornalismo di qualità, fatto per informare e ispirare i lettori.
Dopo una disamina dei successi raggiunti, Williams constata che la testata ha deviato dal suo focus iniziale, andando a inseguire le metriche pubblicitarie per rendere economicamente sostenibile la testata, costringendola a fornire sempre più contenuti, sempre di minore qualità, sempre meno originali e più veloci da consumare.
E’ questa la grande malattia dei mass-media di oggi: fornire sempre più notizie, poco approfondite e dunque spesso lontane dalla verità, vero obiettivo del giornalismo, a favore di contenuti che catturino semplicemente l’attenzione, e che portino il lettore a cliccare su qualche pubblicità, ovvero colei che i contenuti li paga.
La nostra visione, quando abbiamo iniziato nel 2012, era ambiziosa: costruire una piattaforma che definisse un nuovo modello per i media su Internet. Il problema, come abbiamo visto, era che gli incentivi alla base della creazione e della diffusione dei contenuti non servivano le persone che li consumavano o li creavano – o la società nel suo insieme. Come ho scritto all’epoca, “Il sistema attuale causa una quantità crescente di informazioni errate… e la pressione per distribuire più contenuti in modo più economico: come a dire che la profondità, l’originalità o la qualità devono essere dannati. È insostenibile e insoddisfacente per produttori e consumatori… Abbiamo bisogno di un nuovo modello”.
Williams si è reso conto a un certo punto che continuare su quella traiettoria li avrebbe messi a rischio: anche se avessero avuto successo, in termini di business, sarebbero diventati l’estensione di un sistema malato, guidato dalla necessità di servire gli obiettivi della pubblicità che paga direttamente o indirettamente gli editori, e non quello di informare le persone.
Abbiamo deciso di adottare un approccio diverso e più audace a questo problema. Crediamo che le persone che scrivono e condividono idee dovrebbero essere premiate sulla loro capacità di illuminare e informare, non semplicemente sulla loro capacità di attirare qualche secondo di attenzione. Crediamo che ci siano milioni di persone che pensano che vogliono approfondire la loro comprensione del mondo e sono insoddisfatti di ciò che ricevono dalle notizie tradizionali e dai loro feed sociali. Crediamo che sia possibile un sistema migliore, quello che serve le persone.
Sappiamo che la strada da percorrere non sarà facile. Ma siamo entusiasti che sempre più editori stiano prendendo consapevolezza di un problema che non solo affligge il settore editoriale e la professione giornalistica da decenni, ma soprattutto i lettori che fruiscono delle loro notizie.
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