Redazione
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Uno dei giornali pionieri nel giornalismo costruttivo è il The Guardian. Noto per essere un giornale indipendente che vanta inchieste e articoli non condizionati da logiche commerciali o politiche, un anno e mezzo fa ha lanciato un progetto pilota: raccontare le buone notizie dal mondo. L’obiettivo era osservare i comportamenti dei lettori.
Mark Rice-Oxley, responsabile del progetto pilota dedicato al giornalismo costruttivo, ha reso pubbliche alcune considerazioni interessanti.
«Quando scriviamo di qualcosa che funziona accade una cosa bizzarra: le persone lo notano. Le buone notizie vengono lette fino alla fine, vengono condivise e generano un effetto positivo e di benessere sui social media. Poi le persone ci scrivono per ringraziarci»
In questo anno e mezzo, The Guardian ha pubblicato circa 150 articoli che hanno generato l’effetto descritto da Rice-Oxley e che ha portato alla creazione di una sezione del giornale dedicata a questo giornalismo: The Upside.
Questo esperimento è arrivato a una conclusione importante: le notizie non devono essere per forza negative. Il mondo in cui viviamo è certamente complesso e la cronaca ci restituisce fatti e storie che possono farci perdere davvero la fiducia in un mondo migliore. Ma accanto ai conflitti, alle tragedie, all’orrore, ai disastri, alla violenza esiste un mondo ricco di risposte e di storie che raccontano impegno e dedizione. Esiste la curiosità, la compassione, l’empatia. Esistono movimenti dettati dalla gentilezza e tanta innovazione.
Le notizie che leggiamo rappresentano solo un punto di vista e, questo, non ha alcun rapporto con le proporzioni reali. È quanto ci racconta il mondo stesso. Quando si raccontano buone notizie le persone tendono a rispondere in modo positivo. Ciò che sembra essere chiaro è la stanchezza del lettore.
Per questo occorre un giornalismo costruttivo che guarda alle soluzioni più che ai problemi. Un giornalismo che rispetta il lettore e la notizia.
Articolo tratto da ThatsGoodNewsBlog.com
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